Cose che troverai in questo articolo: albi illustrati inclusivi, un inno alla libertà di espressione e parità di genere senza filtri. Cose che non troverai: stereotipi (vecchi e nuovi) e narrazioni limitanti e rabbiose. Cose che non ti aspetti: un racconto per la parità di genere anche per noi adulti. Leggi fino alla fine per saperne di più!
Sul mio profilo Instagram, ho dedicato il mese di maggio al tema degli stereotipi. Stereotipi nel mondo del lavoro, nell’esperienza di maternità, nelle storie per l’infanzia. Di parità di genere negli ultimi tempi se ne parla tantissimo, lo so. Siamo tutti animati dalle migliori delle intenzioni: decostruire immagini e riscrivere narrazioni limitanti in diversi ambiti della nostra vita. Purtroppo, però, spesso succede che per allontanare vecchie e dolorose etichette, si preferisce sostituirle con stereotipi nuovi o (peggio!) presi in prestito da universi e mondi affini. Una soluzione semplice e immediata. Ma a che prezzo? Una mentalità performante che mettiamo nello zaino emotivo ed esperienziale dei nostri figli e tanti, troppi limiti alla loro libertà di espressione. Ne vale davvero la pena?
Qualche settimana fa ho affrontato questo tema con Arianna Ligas (su IG @arifernew), in una bellissima IG live che, ahimè, non sono riuscita a salvare. In quell’occasione abbiamo parlato di stereotipi di genere nel mondo dell’infanzia, e di come il superamento di questi ultimi passi per l’arricchimento delle narrazioni proposte loro. Il momento più apprezzato di questo scambio è stato – ovviamente – quello in cui Arianna ci ha consigliato tre titoli di albi inclusivi con cui possiamo educare i nostri bambini alla parità di genere e alla libertà di espressione. Senza stereotipi, aspettative ed etichette. Non posso riproporti quella bellissima chiacchierata, ma ho raccolto qui questi consigli libreschi che sicuramente apprezzerei.
Pronta a prendere appunti?
L’importanza di chiedere aiuto

Svuota per un attimo la mente ed entra con me in questa storia.
Immagina un giardino immenso. E un minuscolo giardiniere. Il giardiniere lavora senza sosta ma, nonostante il suo impegno, il giardino non appare curato e rigoglioso come egli vorrebbe. Il giardiniere ama il suo giardino: è la sua casa, gli fornisce il cibo che mangia e la gioia che avverte nel cuore. Ma lui è troppo piccolo, e il lavoro da fare è sempre troppo grande. C’era solo una cosa in quel giardino che continuava a crescere e a dargli speranza, ogni giorno: un fiore rosso dallo stelo alto e robusto. Ma nonostante quella piccola speranza e tutto il duro lavoro del giardiniere, il giardino un giorno morì. Il piccolo giardiniere, improvvisamente, non ebbe più una casa. Ma non si crogiolò in quella tristezza. Una notte espresse un desiderio. E a quel desiderio, affidò una richiesta di aiuto.
Il piccolo giardiniere di Emily Hughes, oltre ad essere una storia delicatissima e di forte empatia, offre un cambio di prospettiva importantissimo. In questa vicenda, come raramente succede, il ruolo di cura viene accostato con estrema naturalezza ad una figura maschile. Una figura maschile che non solo legittima tutte le sue emozioni (il piacere per la cura di qualcosa a cui tiene e la tristezza per averla persa), ma lo fa al punto da non aver paura di chiedere aiuto.
Rivoluzionario, vero?
Arricchire il lessico delle emozioni

Ogni giorno accompagniamo i nostri bambini e li osserviamo esplorare il mondo là fuori. Ed è meraviglioso. Ma se li aiutassi a conoscere anche quel ricchissimo mondo che hanno dentro?
Il grande grosso libro delle emozioni di Mary Hoffman e Ros Asquith si presenta come un accuratissimo atlante delle emozioni. Un validissimo strumento per arricchire il lessico emotivo dei bambini. Il libro, oltre a spiegare la natura delle diverse emozioni, offre numerosi esempi delle diverse sfumature in cui possono presentarsi nella vita quotidiana. Le stesse emozioni vengono fatte vivere sul volto degli adulti, così che i bambini possano usare questo specchio per imparare a riconoscere le proprie. Tutte le emozioni sono presentate senza etichette. Non esistono emozioni belle e brutte, buone e cattive, giuste o sbagliate. Esiste solo la naturalezza con cui possiamo vivere e il valore segnaletico che portano con sé.
Anche qui, nella rappresentazione delle emozioni non troviamo stereotipi o la classica mentalità performante che suggerisce di nascondere alcune e privilegiarne altre. Tutte sono normali e tutte sono importanti. E soprattutto, nessuna ci definisce.
Coltivare l’autenticità

Questo è il classico albo illustrato che mette d’accordo le intenzioni dei genitori (esporre i figli al tema degli stereotipi con gentilezza e sensibilità) e il divertimento dei più piccoli, che adoreranno sicuramente il meraviglioso gioco di colori, alette e pop-up.
Così come sono di Hélène Druvert propone una lettura sull’importanza di crescere nel rispetto dell’autenticità che – fin da piccoli – ci caratterizza, come pre-condizione indispensabile per coltivare la libertà di espressione dei più piccoli. Qui tutti gli stereotipi e le immagini legate indissolubilmente al mondo maschile e femminile vengono capovolti e decostruiti con gentilezza e naturalezza: è del tutto naturale che i bambini possano amare i fiori e i colori e che le bambine possano sognare di diventare astronauta o pilota; che è possibile sentirsi una ragazza nel corpo di un ragazzo e viceversa, e che maschi e femmine possono giocare insieme senza essere innamorati.
Insomma, una bellissima lettura per piantare un semino importante nella mente dei nostri figli. Quello che ci dice che non bisogna sentirsi sbagliati se non si è conformi ad uno standard che qualcun altro ha fissato per noi. E che si può essere felici lo stesso. Anzi, anche di più.
Un racconto sulla parità di genere, per adulti

Gli albi inclusivi proposti saranno utili strumenti per esporre lo sguardo dei nostri figli a tutto ciò che significa (per davvero) parità di genere. Ma ehi, se mi conosci bene sai che quando si parla di storie per coccolare l’animo e aprire la mente, penso sempre anche alle mamme!
Questo mese quindi ti propongo la storia di Mina. Mina vive in un mondo che ha negato alle bambine tutti i simboli della femminilità: colori, mestieri e ruoli di cura, giocattoli e storie. Lo ha fatto per proteggerle – o almeno così pensa! – per indurirle e renderle più preparate alla corsa da fare in questa vita per raggiungere traguardi importanti e mete da celebrare. Col tempo, tutte le bambine si sono abituate a vivere con un piede nei loro desideri più nascosti e l’altro immerso nella vita che è stata decisa per loro. O almeno, così sembra…
Quella di Mina è la storia di un coraggio sottile e delicato. Il coraggio che non è quello delle grandi gesta eroiche, ma quello che nasce da una grande condivisione di vulnerabilità e dalla voglia di essere coerenti, sempre e comunque, con il meraviglioso mondo che abbiamo dentro. Che a volte non va tanto d’accordo con quello che esiste là fuori. E va bene così.

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