In questo articolo ti mostro cosa si nasconde dietro la scelta delle nostre destinazioni di viaggio. Leggi per scoprire come vivere il tuo prossimo viaggio in modo consapevole e arricchente. Alla fine trovi anche una risorsa gratuita per approfondire questo tema.
Scegliere una destinazione di viaggio può sembrare solo una parte divertente della programmazione del nostro itinerario.
Se decidiamo di partire per una vacanza, la scelta è influenzata da molti fattori, ed è solo un piccolo assaggio di ciò che ci aspetta, un singolo parametro su cui basarci per fare la valigia e cercare su Google le cose da vedere.
Se andiamo via per motivi di lavoro o studio, invece, la nostra decisione potrebbe dipendere dai luoghi d’interesse della zona: un’università prestigiosa, un centro di ricerca specializzato proprio in ciò che vogliamo fare nella nostra vita.
Eppure, secondo me, la scelta della nostra destinazione è tutt’altro che casuale o randomica, ma ha a che fare con noi, con le nostre motivazioni e con ciò che cerchiamo.
La destinazione di viaggio: una scelta tutt’altro che casuale
Andalusia o Normandia? Scozia o Galles? Birmingham o York?
Quando scegliamo la prossima meta dei nostri viaggi, sentiamo l’adrenalina scorrere e regalarci una piacevole scarica elettrica.
Da quanto tempo desideriamo visitare proprio quel posto! E in quella città si narra una leggenda di fantasmi in un castello che non vedevamo proprio l’ora di approfondire!
Che si tratti della Groenlandia o del Sudan, nessuna delle nostre scelte di viaggio è del tutto lasciata al Fato.
Il viaggio ci mette alla prova, e soprattutto ci mette a faccia a faccia con noi stesse: non importa quante persone possiamo avere intorno, quando siamo in un Paese straniero – o anche solo in una regione che non conosciamo – dobbiamo, in qualche modo, cavarcela da sole.
Il viaggio, proprio come il viaggio dell’eroe, è una ricerca.
Cosa cerchiamo? Nessuno può saperlo, tranne noi.
Quando partiamo, quando facciamo il primo, fatidico passo fuori dalla porta – come ti capisco, Bilbo Baggins! – e sentiamo l’aria frizzante che ci solletica il viso, siamo mosse da qualcosa nel nostro inconscio.
L’urgenza di partire è un inequivocabile sintomo di una simile e speculare urgenza anche dentro di noi. Può essere qualsiasi cosa: il desiderio di esplorare e conoscere, allargando quella zona di comfort che non è la prigione che spesso dipingono, ma qualcosa di più simile a un porto sicuro a cui fare ritorno.
Oppure, potrebbe essere un viaggio di ricerca verso se stesse: non esiste, e lo so per esperienza personale, niente di più intimo di un viaggio in solitaria. Ti costringe a fare i conti con te stessa in un modo nuovo: hai completa autonomia in ogni azione, nascosta agli occhi del mondo, eppure più esposta che mai.
Secondo Chiara Di Nuzzo, che si occupa di psicologia di viaggio, sentiamo la necessità di viaggiare perché tutto parte da una risorsa personale e dal modo in cui ci vediamo e ci auto-raccontiamo le nostre storie. Esplorare il mondo, l’ignoto, ci infonde sicurezza. Vorresti saperne di più, vero? Non temere: ti parlerò ancora di lei e lo farò nel prossimo episodio di Talee, la rubrica in cui intreccio la mia voce con quella di altre professioniste che stimo e parlo di temi che mi stanno a cuore. Talee è uno spazio contenuto in Germogli, la mia newsletter mensile
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La mia esperienza a Granada: una destinazione che mi avrebbe portata lontano
E quindi arriviamo a lei, Granada. La città del mio Erasmus, la città in cui ho lasciato una parte importantissima del mio cuore, dove mi sono vestita di abiti, parole e prospettive nuove.
Arriviamo anche alla domanda con cui ho iniziato questo articolo: perché ho scelto l’Andalusia?
La mia risposta è che cercavo me stessa, e avevo bisogno di farlo in un luogo che mi rispecchiasse e che, almeno in parte, potesse darmi ciò di cui avevo bisogno in quel momento della mia vita. Ed è per questa ragione che ho cercato una città come Granada: avevo bisogno di raggiungere una meta calda, intima, che mi desse il tempo, lo spazio e la possibilità di far pace con alcune parti di me.
Avevo bisogno del suo sole e del suo abbraccio, della sua allegria ma della sua grandezza a misura d’uomo. Non potevo perdermi nel caleidoscopio rumoreggiante di New York o nella quieta malinconia della brughiera inglese. Era il momento della chiamata all’azione, anche se non lo sapevo: da lì sarebbe scaturito molto di ciò che sono oggi, era iniziata una trasformazione.
Come Chiara ti racconterà nell’intervista, non mi sentivo ancora pronta per affrontare il mondo, ma lo stavo scoprendo piano piano.
Dopo il ritorno da Granada, ho scelto una meta molto simile per le vacanze: non mi sentivo ancora pronta per tornare a casa, e avevo ancora bisogno delle stesse sensazioni e atmosfere. Sono quindi andata in Sicilia, a Siracusa.

I miei pellegrinaggi e il mio bisogno di ricerca, però, non si placava: ho deciso di trasferirmi. Nel racconto della mia vita, quello è il culmine della storia: affronto il mio Monte Fato per dimostrare il mio valore.
E in quel momento ho scelto Roma.
Una città che è tutto l’opposto di Granada: grande, caotica, intensa.
Ogni viaggio asseconda le mie necessità e mi porta dove ho bisogno di stare: in quel momento, sentivo di dover tagliare i ponti con il mio passato e avevo bisogno di sentirmi grande.
Roma è un luogo emozionante, che fa sentire la testa leggera e il cuore ebbro per tutto ciò che ti propone: e volevo sentirmi così, adulta e indipendente, alla conquista della grande città.
Avevo bisogno di guadagnarmi il mio empowerment, dopo essere uscita dal guscio ed essermi sentita accolta da Granada. Dovevo allargare la mia comfort zone.
E poi, come in tutti i racconti, si torna a casa. Alla Contea.
Perché il viaggio è anche ciclicità: un modo per conoscersi, ma anche per segnare dei percorsi, delle andate e dei ritorni, che ci vedono cambiare ed evolvere.
L’ho fatto al momento giusto, quando ho ricucito i ponti con la me del passato, e quando sono riuscita a fare pace con aspetti di me e della mia vita che andavano risolti.
Mi sono guardata allo specchio e, attraverso gli anni e le esperienze, mi sono riconosciuta.
Ora potevo tornare da dove ero partita, diversa, più grande, e finalmente pronta a rivedere quei luoghi senza desiderare di fuggire via.

Ti ho parlato di Chiara e ti ho lasciato qui e lì alcuni concetti di cui abbiamo parlato nell’intervista: ti ricordo che la trovi in versione integrale nella newsletter di fine mese e che per ascoltarla, puoi iscriverti qui.
Spero che troverai delle parole che risuoneranno con chi sei ora o, magari, con chi sei stata.
Ti racconto di più su questo viaggio nel mio podcast, che presto potrai trovare su Spotify e tutte le piattaforme di ascolto. Non vedo l’ora di sapere cosa ne penserai.
Intanto, ci leggiamo presto: fai buon viaggio.