In questo articolo non ti spiego solo cos’è (e perché ci fa tanto bene) la scrittura autobiografica: leggi fino alla fine per avere tra le mani alcuni suggerimenti pratici per iniziare a praticarla.
“Dovrei scrivere proprio un libro su questa fase della mia vita”: scommetto che lo avrai detto (o pensato) almeno una volta. E sono d’accordo con te, dovresti!
Ok, un libro magari no, ma un capitolo bello denso forse sì.
Che sia una storia con tutti i crismi dello storytelling letterario o un insieme di pagine di freewriting che si susseguono, scrivere di noi stessi è sempre una buona idea per conoscerci meglio, aumentare il nostro livello di consapevolezza e trovare, in modo creativo, risposte e soluzioni che ci consentono di passare attraverso i momenti di blocco della nostra vita.
“Eh, facile a dirsi, ma come faccio a scrivere di me e della mia vita?”
Te lo spiego qui, ma prima, lasciami raccontarti cos’è la scrittura autobiografica e perché dovresti iniziare a praticarla.

Cos’è la scrittura autobiografica
La scrittura autobiografica è un meraviglioso viaggio all’interno delle nostre storie personali, ma anche uno strumento utilissimo per nutrire il nostro pensiero introspettivo, il nostro senso critico e, soprattutto, la nostra intelligenza emotiva.
La scrittura autobiografica è il racconto degli eventi pregnanti della nostra vita, ma non si esaurisce in un mero rapporto causa-effetto tra eventi rilevanti: tra i pezzi della nostra storia ci siamo noi, le nostre idee, le nostre emozioni, i nostri valori e i nostri desideri. Ma anche le nostre paure, le nostre mancanze, le nostre zone d’ombra. In sintesi, c’è la nostra identità: con i suoi lati luminosi, ma anche quelli più scuri e spaventosi.
Ecco perché non è mai semplice scrivere di sé: questo è un viaggio dove né il punto di partenza né (soprattutto) il punto d’arrivo sono certi e determinabili con precisione.
Nessuno può stabilire a priori dove ci porterà questo processo.
Questo tipo di scrittura non viaggia su una linea retta, non c’è un eroe che parte con lo zaino in spalla e dopo mille colpi di fortuna torna sulla casella iniziale senza passare dal via. In questo viaggio ci siamo noi, con le nostre debolezze e le nostre vulnerabilità, ci sono strade principali e stradine non ancora battute, ci sono scalate e cadute, ci sono tantissime difficoltà e paure. E (spoiler) non si torna mai esattamente al punto di partenza. Alla fine torniamo da qualche parte, ma non siamo mai, davvero la stessa persona.
E proprio per questo scrivere di noi fa così paura: è un processo che ci chiede di presentarci ad un appuntamento al buio. E noi raramente piacciono i play date con l’ignoto.
E quindi, perché dovremmo scrivere a costo di far emergere ciò che non vogliamo risvegliare?
Seguimi: sto per mostrartelo.

A cosa serve
Ok, ci siamo già dette la verità più scomode di tutte: scrivere di noi non è proprio il carnevale di Rio che potremmo immaginare, in questo processo non è inusuale passare attraverso una serie di emozioni scomode e stati d’animo che, diciamocelo, non scalpitiamo per sperimentare.
Eppure, i benefici che derivano da questa pratica valgono tutto questo enorme prezzo che questo viaggio introspettivo ci chiede di pagare.
Lascia che te ne mostri qualcuno:
Puoi finalmente trovare il tuo posto all’interno della tua storia. Ti capita mai di sentirti una comparsa all’interno della tua stessa vita? Ecco, se è così che ti senti, scrivere può aiutarti a riscoprire le tue radici profonde e a nutrire la tua forza di volontà.
Puoi smascherare le convinzioni limitanti e gli stereotipi che ingabbiano la tua parte autentica. Hai mai pensato che le storie che ti racconti possono non essere figlie del tuo io più profondo? Questo non significa che sei influenzabile o malleabile: alcuni stereotipi culturali (come quelli di genere) sono così radicati in noi che spesso di confondono col nostro reale sentire. Ma la scrittura ci offre un valido supporto per fare chiarezza.
Puoi riflettere sulle tue relazioni e a ritrovare il tuo senso di responsabilità individuale. Quante volte hai incolpato qualcuno per ciò che ti è successo? Scrivere può aiutarti a spostare il focus dalla colpa esterna alla responsabilità interna, dal “perché mi è successo/ mi ha fatto questo?” al “cosa posso fare/che strumenti ho per gestire questa situazione?”.
Puoi affinare la comprensione degli eventi e delle cose che ti sono successe. Questo significa soprattutto riconoscere schemi di idee e comportamenti inefficaci e sostituirli con altri più sani e utili.
Puoi allenare l’empatia e la capacità di ascolto e osservazione: mettendo distanza, grazie alle tue stesse parole, tra te e gli eventi, puoi nutrire il tuo spirito critico e a mettere in dubbio tutto ciò che hai sempre dato per scontato, comprese le emozioni più profonde che, sulla pagina, diventano più chiare e visibili.
Riesci a vedere anche tu la ricchezza della scrittura autobiografica?
Bene: adesso vediamo come iniziare a praticarla.

Come iniziare a praticarla
Ti vedo che sei lì a rimuginare su come mettere in fila gli eventi di una storia lunghissima. Ecco, questo è il momento di posare la penna: prima di iniziare a scrivere, c’è una piccola pratica che ti consiglio di fare.
Scegli un frammento di vita. Ti renderai conto anche tu che scrivere la nostra storia, dalla nascita fino al momento in cui ci troviamo, risulterebbe un’impresa titanica. E allora concentrati su un pezzettino alla volta. Chiediti, in questo momento, qual è il tassello su cui vorresti concentrarti, qual è il pezzetto della tua storia rilevante per te, qui ed ora. Forse è la fine di una relazione, o il momento in cui sei diventata madre. Anche se scegli di esplorare una tematica relazionale (ad esempio: la storia del rapporto conflittuale con uno dei tuoi genitori), ti consiglio di procedere per steps, per evitare di sperimentare ansia e sopraffazione.
Prendi una foto in quel periodo e osservati. A volte, le immagini parlano più di mille parole e riescono a bucare la distanza tra i nostri ricordi e la nostra percezione attuale. Fruga nel tuo archivio cartaceo o digitale, osserva i volti e i luoghi, immergiti nell’atmosfera di quel periodo. E prova a rievocare tutte le sensazioni che a quel periodo si collegano. Quando sarai pronta, prova a descrivere su un foglio tutto ciò che è emerso da questo primo momento di esplorazione.
Esplora il tuo sistema di idee e valori. Quali sono le idee e i valori che facevano parte di te, in quel periodo preciso? Quali erano gli schemi di pensiero con cui interpretavi il mondo? Quali erano i filtri con cui percepivi la realtà intorno a te? Abbandonati al flow e porta sulla pagina tutto ciò che ricordi sui tuoi pensieri e le convinzioni su cui si reggevano i tuoi piedi.
Sonda le tue emozioni e i tuoi bisogni inespressi. Quali erano le emozioni che provavi più spesso in quel periodo, e su quali bisogni insoddisfatti stavano cercando di portare la tua attenzione? Questa parte non è mai semplice: prenditi il tuo tempo, scava in profondità (o fin dove ti senti di arrivare) e an-nota tutto.
Inizia a raccontare gli eventi. Ora che hai il giusto livello di chiarezza, puoi iniziare a ricostruire gli eventi. Non c’è un modo giusto di procedere: puoi iniziare dal principio o dalla fine, puoi scrivere in prima o in terza persona, con lo stile che preferisci. Fa’ che la tua scrittura, qualunque forma decida di assumere, rispecchi sempre il tuo mondo interiore.
Te la senti di iniziare?
Comprendere il valore di questo tipo di scrittura non va necessariamente di pari passo con il nostro livello di “preparazione”. Forse a questo punto lo sai che scrivere ti farebbe bene, ma non te la senti di farlo da sola, senza una guida e una rete di supporto. Se questo è il tuo caso, ho una risorsa perfetta per te.
Un vero e proprio laboratorio di scrittura in cui scoprire nuove parole per riscrivere la tua vita, insieme a me e ad altre donne meravigliose. Se vuoi un posto in classe, affrettati: le iscrizioni chiudono tra due giorni.
Se hai dubbi, domande o voglia di confrontarti con me, scrivimi a storie@valeriadapozzo.com oppure vieni a trovarmi su Instagram: sarà bello raccontarti di questo momento di cura che ho creato per le donne che desiderano mettersi in gioco, attraverso la scrittura.
Spero di vederti, in classe, ma a prescindere da questo, ti auguro buona scrittura.
Valeria