Sulla carta, siamo sempre fan del cambiamento.
Cambiare è necessario, ci diciamo. Serve per crescere. Senza non possiamo evolvere, come persone e come umanità.
Questo è, in linea di massima, vero e sacrosanto.
C’è solo un dettaglio che spesso ci dimentichiamo di aggiungere: cambiare è spaventoso e può fare davvero molta paura!
E oggi parleremo proprio di questo.
Il cambiamento: un motore necessario, ma spaventoso
Non stupisce che la nostra specie sia particolarmente restia al cambiamento: si tratta spesso di un salto nel vuoto, che ci chiede di rimetterci in gioco, riscoprire le nostre certezze e sconvolgere il nostro piccolo mondo sicuro.
Anche se il nostro sistema di valori o di conoscenze è ormai obsoleto, infatti, abbandonarlo sembra un’impresa impossibile perché è diventato una parte importante della nostra comfort zone. Lasciar andare dei meccanismi conosciuti, anche se non funzionano più, è un salto nel vuoto: sappiamo cosa stiamo abbandonando, ma non abbiamo idea di cosa incontreremo sul nostro cammino da qui in avanti.
Il lavoro personale di distruzione e ricostruzione, in questi casi, è lungo e difficoltoso: non stupisce che ci sia così tanta resistenza!
Infatti, se l’idea di modificare così radicalmente una parte della tua vita porta con sé dei sentimenti di ansia, timore e incertezza, non devi preoccuparti: sarebbe strano se non fosse così.
Credo sia cruciale, come società e come singole persone, imparare a normalizzare la paura del cambiamento.
Scommetto che, se chiederai a cento persone, tutte e cento ti risponderanno che hanno avuto paura a un certo momento di svolta nella loro vita: un nuovo lavoro, una nuova città, l’arrivo del primo figlio o della prima figlia…
Esserne immuni non solo è impossibile, ma probabilmente sarebbe anche poco sano!
Quindi, più che provare a combatterla – che risulterebbe solo in uno spreco di energie e in un aumento della frustrazione -, ti suggerisco un’altra tattica: accetta l’incertezza, abbraccia il rinnovamento ciclico della vita e cerca di processare le tue emozioni, lavorandoci su – che sia individualmente o con l’aiuto di una figura professionale.
La scrittura e il supporto al cambiamento
Piccolo disclaimer: se senti di avere bisogno del supporto di uno o una psicoterapeuta, e se puoi farlo, non negartelo: prenderti cura della tua salute mentale è importante!
Ora, torniamo al nostro topic: la scrittura può essere di supporto al cambiamento? La risposta è un deciso e chiarissimo sì.
Perchè? Perché ci aiuta a scavare dentro noi stesse e a fare chiarezza su chi siamo, cosa vogliamo raggiungere e, soprattutto, quali sono le nostre maggiori paure in modo molto dettagliato e specifico. Dopotutto, nel bene e nel male, non possiamo sfuggire a noi stesse.
Buttare giù fiumi di parole, probabilmente, ci condurrà a una risposta.
Cos’è che davvero ci terrorizza e ci fa stringere il cuore dall’ansia?
Il timore di deludere una persona importante?
L’ansia di scoprirci diverse da come pensiamo di essere?
Il terrore di non possedere strumenti e competenze adatte per ciò che vogliamo diventare?
Qualsiasi essa sia, la scrittura ci aiuta a guardarla in faccia, scrutarne le ombre e le pieghe più nascoste. E solo a quel punto, ci potrà aiutare a rendere il cambiamento meno spaventoso.
Non riuscirà a scacciare quei timori, perché in un certo modo faranno sempre parte di noi, ma per allargare il cono di luce, ampliando la nostra zona di comfort per dire alla paura: «Tu ci sarai sempre, ma io so di poter andare avanti lo stesso. Fai quello che vuoi».
Ora ti propongo un piccolo esercizio. Lo facciamo insieme, ti va?
Chiudi gli occhi e immagina di scavare sempre di più dentro di te, fino a raggiungere il cuore pulsante della tua emozione scomoda di fronte al cambiamento.
Di cosa si tratta?
Paura di fallire, di deludere, o anche – paradossale ma vero! – di riuscire?
Studiala, frugala, e prova ad aggiungere il maggior numero di dettagli che ti vengono in mente per arrivare a una definizione sempre più specifica. Quando hai ben chiara in mente la parola adatta, scrivila a grandi lettere al centro di un foglio e, tutti intorno, prova ad aggiungere da 3 a 5 azioni concrete che puoi mettere in atto per processare quella paura.
Ad esempio: se temi di non avere tra le mani gli strumenti adatti per affrontare una nuova fase – che sia di lavoro o di vita personale -, potresti chiedere il supporto di una professionista, investire nella tua formazione per acquisire nuove competenze, chiedere suggerimento e consigli a una chi ami, o anche cercare il supporto di una rete – virtuale o fisica – di persone che hanno vissuto un’esperienza simile alla tua.
Tutto è più facile, se affrontato insieme!
Nell’episodio di “Chiusa fuori” che ho intitolato “Camera da letto”, parlo proprio della mia immensa paura del cambiamento.
A posteriori, per comprenderla e accettarla, ho capito di aver usato un esercizio che ho chiamato “il vento del cambiamento”. Si tratta di uno sforzo di immaginazione, in cui cammino diretta verso ciò che mi spaventa e scrivo lasciando fluire le parole, finché non arrivo davanti all’immagine che incarna le mie paure.
Nell’episodio del podcast, è un ragazzo: l’ennesima persona che mi metteva di fronte alla mia dipendenza emotiva. All’epoca, infatti, ero in un Paese sconosciuto e mi sentivo sola, spaventata all’idea di affrontare tutti i miei fantasmi.
Qual è il tuo rapporto con il cambiamento e come vivi i momenti in cui la vita prende una strada diversa da ciò che immaginavi?
Raccontamelo, se vuoi; potrebbe farti trovare parole nuove, e far risuonare la tua esperienza con quella di altre persone.Ti aspetto nei commenti, sul mio profilo Instagram e sul canale Telegram.
Valeria