Hai mai notato quanto siano affascinanti gli incipit?
“Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio.” — Cent’anni di solitudine.
“Le famiglie felici si somigliano tutte, le famiglie infelici lo sono ognuna a suo modo.” — Anna Karenina
“Quando Gregor Samsa una mattina nel suo letto si svegliò da sogni inquieti, si ritrovò trasformato in un immane insetto.” — Le metamorfosi
La magia di quella prima frase ha sempre avuto una presa speciale su di me, sin da quando ero una ragazzina.
Spesso, quando raccontiamo una storia, parliamo delle vicissitudini dell’eroe, delle parti di azione serrata, il cuore della storia dove tutte le speranze sembrano perdute, o l’azione deve ancora giungere alla conclusione. Insomma, ci concentriamo sul centro della storia.
Di cosa parla Harry Potter? Della lotta contro il male e contro Voldemort, con qualche esame qua e là.
E IT? Dell’estate – e della vita adulta – di sette piccoli “perdenti” che devono combattere un clown millenario.
Oggi, come avrai intuito, ti parlo di inizi, scrittura e, in un certo senso, anche destino.
L’importanza di decidere l’incipit della nostra storia
L’inizio, con le sue prime righe, è un elemento tanto sottovalutato quanto fondamentale. L’incipit ha il potere di agganciarci, di incollare i nostri occhi alla pagina e di farci scorrere le righe con impazienza, per arrivare a scoprire cosa succederà.
Spesso, ci fa venire in mente molte domande: perché Gregor Samsa è diventato uno scarafaggio? Perché il colonnello Buendìa finirà davanti a un plotone, e come?
Tutto si dirama da una premessa: poche righe, una scintilla di curiosità, ed ecco che tutti gli avvenimenti della storia si mettono in moto.
Inoltre, è ancora più affascinante se pensiamo che è il frutto di una scelta, dell’accurata selezione di un momento.
Per la nostra storia personale, in fondo, non è poi così diverso. Quando lavoriamo con la scrittura autobiografica, è importantissimo risalire al nostro incipit, a quello che identifichiamo come l’inizio della nostra vicenda. Non serve andare di fretta: possiamo indugiare, ripensare ad ogni istante di quel momento di cambiamento, perché è ciò che ci avrebbe portate dove siamo ora.
Non lasciamoci prendere dal desiderio di sfrondare ed eliminare parti che ci sembrano noiose o poco importanti: assaporiamo quelle parole come un vino – o un tè pregiato, se preferisci -, gustandone ogni nota e osservando come, in poche sillabe. Tutto ha il potere di cambiare.
Soffermati sui dettagli, esplorali e crea una connessione tra loro e il resto della tua storia: indagare il punto di partenza in ogni sfumatura è l’unico modo per prendere coscienza del nostro cammino evolutivo, di come siamo arrivate al nostro punto di arrivo e da dove siamo partite.
Se è vero che non esiste viaggio senza radici a cui tornare, non esiste storia senza un punto di partenza, quell’attimo di quiete da cui tutto il resto gemma, da cui parte la chiamata all’azione.
Pensa ad alcuni dei romanzi più famosi e amati di sempre: Dorian Gray che posa per un ritratto in una calda mattinata, le sorelle Bennet che vivono le loro giornate casalinghe prima dell’annuncio del trasferimento di Bingley, Harry Potter viveva maltrattato e malnutrito in un sottoscala pieno di ragni.
Fino a che qualcosa non sconvolge tutto.
Quindi quell’attimo va assaporato e custodito, perché è la chiamata all’azione che ha cambiato, forse, anche il corso della nostra vita.
E poi, chissà: in quell’incipit potresti trovare, anche se ben nascosti, alcuni rimandi o simboli che, anche se non lo sapevi, ti indicavano la strada di mattoni gialli.
“Chiusa fuori”: il mio incipit, un non-luogo
Nell’episodio “Ingresso” di Chiusa fuori, il mio podcast – che trovi su Spotify e su tutte le altre piattaforme di ascolto in streaming -, la mia storia parte da un luogo piuttosto anomalo: un aeroporto.
Se mi conosci un po’, anche solo attraverso ciò che racconto, potrebbe sembrarti strano: com’è possibile che proprio io, che credo in una comunicazione calda, empatica e umana, abbia fatto partire tutto da un luogo così freddo, caotico, impersonale?
Qui torna in gioco il simbolismo: l’aeroporto è, a tutti gli effetti, un non-luogo, un po’ come le autostrade.
Quando siamo in attesa di imbarcarci su un volo, siamo in un momento di perfetta stasi. Ci siamo lasciate alle spalle ciò che conosciamo, la vita quotidiana, ma non siamo ancora approdate alla nuova esperienza che ci aspetta. Siamo come Dante nella selva oscura: il passato è dietro di noi, l’avventura deve essere ancora scritta, con o senza una guida che ci supporti.
In aeroporto, abbandoniamo le certezze e riscopriamo quel brivido di apprensione ed eccitazione che si prova sempre prima di un viaggio: la sicurezza di casa è dietro di noi, sempre pronta ad attenderci, ma non è più il suo momento.
Il mondo – o anche un altro Paese europeo – è una magnifica incognita che deve ancora svelarci tutti i suoi misteri e le sue possibilità. Tutto può accadere.
Con il senno di poi, identificare l’inizio della mia storia in un luogo-non-luogo, è stato profetico: ho viaggiato, ho lasciato pezzi di me sparsi per tutto il mondo, e tutto il mondo è racchiuso in ricordi, nuove abitudini e prospettive future.
Il mio inizio è stato un foglio bianco, un respiro trattenuto sott’acqua, la penna che si posa sul foglio.
Se vuoi approfondire l’importanza del viaggio e dei luoghi nella scrittura autobiografica – e anche nel viaggio dell’eroe -, ne ho parlato qualche mese fa in questo articolo.
4 elementi immancabili nei primi capitoli della nostra storia
Se stai cercando di scrivere la tua storia ma non sai da dove cominciare – ironico ma vero! -, ecco alcuni suggerimenti per partire con il piede giusto e inserire gli ingredienti chiave che rendono il primo capitolo di ogni racconto fragrante e saporito.
I luoghi
Quali sono i luoghi che hai abitato, che per te sono casa e dove sapresti orientarti anche con gli occhi bendati? Il nostro legame con loro è strettissimo: fanno parte di noi, e creano sfondi indissolubilmente legati alle nostre storie. Anche loro ci plasmano, tra una via piena di negozi conosciuti e un fresco viale alberato, e dicono tantissimo della persona che siamo – e che siamo state.
Il tempo
Quando è iniziata la tua storia? Una delle peculiarità più affascinanti della natura umana, se ci pensi, è come le nostre vicende si intreccino a quelle della Storia, e come periodi diversi siano visti in modi altrettanto diversi a seconda delle età. Per una persona nata negli anni Novanta, i primi Duemila potrebbero essere gli anni spensierati delle medie e dell’inizio delle superiori, mentre persone più grandi possono ripensare a quel periodo con tensione, magari a causa della ricerca del primo lavoro e della crisi economica. La nostra età si intreccia alle vicende di attualità, politica e cultura, plasmando diversi modi di pensare, aspettative e sogni, e soprattutto influenzando ciò che saremmo diventate.
I legami
Se c’è una lezione dolorosa che impariamo piuttosto presto, è che non tutti i rapporti, amicali, familiari o romantici, sono destinati a durare per sempre. Possiamo essere certissime che l’amicizia con la migliore amica delle elementari non finirà mai, per poi ricordarne a malapena il volto trent’anni dopo.
Per fortuna, grazie al tempo, al dolore si sostituisce la dolcezza del ricordo: quali erano i legami più stretti quando ha inizio la tua storia? Chi erano le persone che più amavi e quelle di cui non potevi fare a meno nella tua vita?
I valori
Anche se pensiamo che siano immutabili, le nostre idee e le nostre credenze cambiano e si evolvono mentre andiamo avanti nella vita. Magari cambiamo completamente modo di vedere le cose, o scopriamo un punto di vista che non avremmo mai considerato prima.
Cosa ti infervorava, al tempo della tua storia? Quali erano i tuoi valori, per cui non saresti mai e poi mai scesa a compromessi? C’è una credenza che ritenevi scolpita nel granito e che, col senno di poi, è cambiata totalmente? Magari, ripensando alla te del passato, ti sfugge anche un sorrisino…
Quel sistema di valori erano le lenti con cui guardavi il mondo: erano fondamentali per guidare le tue scelte, per decidere chi frequentare, cosa fare della tua vita. Cos’è rimasto di tutto questo, e come vivevi queste credenze all’epoca?
Quando hai capito quale fosse l’incipit della tua storia? E soprattutto, qual è il tuo preferito in letteratura?
Raccontamelo nei commenti, su Instagram – mi trovi come @storialiberatutti – o sul gruppo Telegram.
Ci leggiamo presto.