In questo articolo ti mostro cos’è il viaggio dell’eroe e ti spiego perché dovresti usarlo per scrivere del tuo percorso di vita, se vuoi conoscerti un po’ più a fondo.
Se hai mai scritto per lavoro, per passione, o se ti sei mai imbattuta in qualsiasi testo di semiotica o di narratologia, conoscerai il concetto di “viaggio dell’eroe”, la struttura narrativa teorizzata da Christopher Vogler.
E se segui me, sai che negli ultimi mesi ti ho parlato di un progetto che mi sta particolarmente a cuore: il mio nuovo podcast, interamente basato sull’uso di uno strumento fondamentale per la mia professione, cioè la scrittura autobiografica.
Ho scelto di unire queste due meravigliose aree d’interesse, almeno per me, e oggi voglio parlarti proprio di questo: il viaggio dell’eroe nella pratica della scrittura autobiografica quotidiana.
Sei pronta a sentire la chiamata all’azione?
Il viaggio dell’eroe: che cos’è e a cosa serve?
Quando è stato il tuo primo incontro con il viaggio dell’eroe? Che sia stato sui banchi dell’università, magari per un corso di narratologia, oppure più tardi, lungo le ore di studio autonomo, non importa: sono certa che anche tu avrai provato quella sensazione di magica rivelazione.
I pezzetti del puzzle andavano al loro posto, incastrandosi perfettamente: le storie avevano uno schema sottostante, un magnifico gioco di incastri che non vedevo l’ora di svelare.
Come ti raccontavo già nel mio ultimo articolo, il viaggio dell’eroe è, per l’appunto, una ricerca. Una ricerca che anche noi possiamo fare nella nostra vita, e che io ho esplicitato e messo a nudo nel mio podcast.
Per chi non conosce questa affascinante tematica, però – o per chi vuole rinfrescarsi la memoria e ama la narratologia! -, ecco una breve e non esaustiva introduzione a questo magnifico meccanismo narrativo.
Il viaggio dell’eroe, in realtà, nasce come modello narratologico applicato alla sceneggiatura e al cinema di Hollywood: Vogler era uno sceneggiatore, e le sue teorie sono applicabili in particolar modo al cinema americano più classico.
Nonostante questo, l’intuizione dello scrittore – che ha preso spunto anche da un altro testo fondamentale, L’eroe dai mille volti di Joseph Campbell – ha creato uno strumento che si può applicare con successo a tantissime delle storie della letteratura che conosciamo e amiamo così profondamente.
Infatti, per comprendere meglio lo schema, ti suggerisco – almeno per ora – di pensare, tappa dopo tappa, a un film o un romanzo che ami particolarmente, per capire come sia possibile intravedere la struttura dietro la storia.
Ogni racconto, secondo questo schema, è un viaggio che il – o la – protagonista compie, suddiviso in diverse tappe.
Non solo un viaggio fisico, nello spazio e nel tempo, ma anche e soprattutto – e qui puoi iniziare a cogliere le similitudini con la scrittura autobiografica – un viaggio interiore, in cui il personaggio principale cambia, si evolve e ottiene il proprio oggetto del desiderio passando attraverso una trasformazione all’interno di sé.

Le tappe del viaggio dell’eroe
Il viaggio dell’eroe si compone di dodici tappe: io però sono buona, e ti riporto qui solo quelle più significative.
Il mondo ordinario. È la realtà ordinaria del nostro protagonista, l’ambiente che vive quotidianamente. Potremmo dire: la sua zona di comfort.
La chiamata all’azione. La tranquillità della sua vita viene scossa da un evento inaspettato e lui deve fare qualcosa.
Il rifiuto della chiamata. La prima reazione dell’eroe è rifiutare la sfida, il non voler mettere in pericolo il suo status quo e le sue certezze. Perché dovrebbe in fondo? Lui o lei nella sua zona di comfort ci sta bene, si sente al sicuro. Che fatica mettere in discussione tutto ciò che sa sul mondo per costruire nuovi filtri e nuovi schemi! Già, però per sopravvivere in questa nuova complessità ambientale, deve superare queste resistenze e rispondere a quella chiamata.
Incontro con il mentore. Un personaggio amico e saggio convince l’eroe ad accettare il suo destino e a partire. Nella vita di tutti i giorni il mentore può essere non solo un maestro, ma anche il nostro terapeuta, la nostra coach, un professionista che stimiamo e a cui ci ispiriamo per nutrire il nostro percorso di crescita.
La prima soglia. Il protagonista ha deciso di affrontare il suo destino e le prove che lo aspettano; si passa al mondo non ordinario e qui il protagonista affronta una sfida dopo l’altra. Nella nostra vita di tutti i giorni, queste sfide possono essere tappe evolutive significative (la maternità, una separazione, un lutto) ma anche cambi di scenario, come il trasferimento in una nuova città.
Prova centrale: il cuore della storia, la sfida che ci fa credere che non ne usciremo vivi (metaforicamente e non). Si tratta di un rito di passaggio in cui il protagonista svolge un rituale iniziatico. Spesso è accompagnato da un temporaneo fallimento, che aiuta l’eroe a farsi coraggio, a tirare fuori le sue risorse interiori ma, soprattutto, che lo spinge a cambiare: la metamorfosi è completa e nulla è più com’era prima.
Ricompensa: l’eroe è sopravvissuto e può ottenere la ricompensa, il tesoro tanto agognato. Si tratta anche di un momento di rivelazione, in cui si prende coscienza di quanto si è cambiati.
Ritorno con l’elisir: È il momento dell’effettivo ritorno al mondo ordinario. L’eroe porta però con sé un simbolo che ricordi le sfide e le avventure che ha affrontato: una ricompensa, che può essere sia un oggetto sia una lezione imparata e assimilata.
Ti sono risuonate queste tappe? Ne ero sicura, ma ora vediamo insieme quanto tutto questo può essere abbinato alla scrittura autobiografica.

Il viaggio dell’eroe nella scrittura autobiografica
Come dicevamo prima, non esiste storia senza una struttura – a meno che non si parli di sperimentazione -, e il racconto autobiografico non fa eccezione.
Quando pensiamo alla nostra storia, infatti, è naturale cercare di darle una struttura: non solo diventa più semplice da gestire e ci aiuta a comprenderla meglio, ma ci permette anche di raccontarla meglio.
È ciò che noi esseri umani facciamo di natura. Abbiamo bisogno di collegare, di cercare cause ed effetti. Ed è ciò che ci piace nelle storie: una coesione interna, un cerchio perfetto che ci regala una sensazione di compiutezza.
Raccontare la nostra storia autobiografica grazie agli strumenti del viaggio dell’eroe è un utile strumento di autoanalisi: dove facciamo iniziare la nostra storia? In quale momento della vita e perché?
Anche le altre tappe ci aiutano ad aggiungere complessità alla vicenda, ma anche a renderla più chiara ai nostri occhi: chi è stato per noi l’aiutante? Qual è stata la prima soglia che abbiamo attraversato, e seguendo quale specifica chiamata all’azione?
Questo modo di ragionare, vedendoci come le eroine della nostra storia – ma mantenendo un po’ di distacco –, è un aiuto per vedere il nostro percorso da un’altra prospettiva. Potremmo capire qualcosa che fino ad ora ci era sfuggito, o riconoscerci dei meriti che avevamo ignorato o sminuito. Ad esempio, qual è la tua “ultima prova”, che nella tua storia personale ti ha portata ad essere la persona che sei ora?
Ogni tappa, ogni domanda conta. Come ti ho anticipato all’inizio di questo articolo, il viaggio dell’eroe è anche – forse soprattutto – un viaggio interiore, in cui torniamo profondamente cambiate.
Applicare questa classica, ma sempre affascinante, struttura alla nostra autobiografia non è solo un esercizio divertente: ci permette di capire meglio qualcosa di noi, della nostra scrittura e della nostra vita, soprattutto praticandola giorno dopo giorno e vedendo dove ci può portare.
E tu, hai mai provato questo esercizio?
Vieni a raccontarmelo su Instagram: sono curiosa di leggere la tua esperienza e arricchirla con la mia.
Ti aspetto!