Le case che abitiamo possiedono un forte valore simbolico e possono aiutarci a comprendere emozioni, stati d’animo, paure e vulnerabilità. In questo articolo ti spiego come puoi usare l’immagine della casa nella tua pratica di scrittura autobiografica. E alla fine, trovi anche un piccolo regalo.
La letteratura, la scrittura e la casa sono concetti legati tra loro da sempre.
La casa è il primo luogo in cui ascoltiamo le storie, raccontate prima di dormire dalle persone che si prendono cura di noi. È pace, è tranquillità.
Ma casa diventa poi un luogo di esplorazione e di rifugio, soprattutto quando le ferite del mondo sembrano insanabili.
È forse in quel momento che leggiamo di case infestate, di storie in cui il luogo più sicuro del mondo sembra non esserlo più.
L’immagine della casa torna costantemente nella letteratura e nella nostra vita, e oggi voglio parlarti proprio di questo.
Ti racconterò della casa in letteratura e di come le stanze possono simboleggiare le fasi del processo creativo.
L’immagine della casa in letteratura
Se ci pensiamo, l’idea della casa torna spessissimo in letteratura, sia nei titoli dei romanzi, sia come una delle ambientazioni principali.
Potremmo immaginare Orgoglio e pregiudizio senza le stanze in cui le sorelle Bennet ridono insieme, suonano e leggono? Ed esisterebbe Orgoglio e pregiudizio senza la sottile paura di perdere tutto, compresa proprio la casa, se Jane ed Elizabeth non troveranno marito? Anche Jane Austen stessa scrisse le parole che la resero famosa all’interno delle mura di un’abitazione: un luogo familiare e caldo, in cui vivere la vita e trasportarla sulla pagina.
Naturalmente, la regina della scrittura e delle stanze non può che essere Virginia Woolf che, con il suo Una stanza tutta per sé, ha reso immortale il concetto di una stanza dedicata alla scrittura, al pensiero e allo sviluppo della mente femminile. E quante di noi hanno sognato e sognano un piccolo studio, o si rintanano sempre nello stesso luogo quando hanno bisogno di lasciar fluire la creatività?
La casa, però, non è sempre un luogo luminoso di pace, cultura e felicità dell’animo, ma può anche rivelare una natura oscura.
Moltissimi titoli vedono la casa come antagonista, come luogo ostile. Dal celeberrimo e intricato Casa di foglie, fino al classico, gotico e psicologico Hill house, sono molti i romanzi che svelano un lato più cupo delle nostre dimore e portano a galla alcune delle nostre paure più profonde.
Perché succede?
Perché le case, e le stanze che le compongono, hanno anche un valore simbolico, che può legarsi sia alla nostra esperienza di vita sia alla nostra scrittura, specialmente quella autobiografica.
Le stanze della casa e il loro valore simbolico
Ho scelto di dedicare il mese di ottobre a una profonda riflessione sul mio processo creativo.
Soprattutto adesso, nel momento in cui il podcast sta per uscire, come raccontavo su Instagram, la mia creatività aveva bisogno di ricaricarsi.
Mentre riflettevo sulla scrittura autobiografica, mi sono accorta di quanto la casa sia un elemento simbolico potentissimo e di come sia possibile associare ogni stanza al processo creativo, in una specie di tour delle fasi della costruzione di una storia.
Ne ho selezionate quattro, o meglio, tre più una speciale: te ne parlerò brevemente, ma troverai un reel dedicato ad ognuna.
La cucina
In cucina ci trasciniamo quando ancora abbiamo gli occhi assonnati, alla ricerca a tentoni di un caffè – o di un tè – che ci faccia iniziare bene la giornata. Stropicciamo via il sonno dagli occhi, anche se alcuni fili di sogni rimangono impigliati tra le ciglia, pronti a svanire al primo soffio di brezza mattutina.
Si tratta di un luogo caldo e confortevole che profuma di caffè, torte, cene in famiglia e pizze con le amiche, che parla di Erasmus, condivisione e culture che si uniscono.
Questo è il momento in cui raccogliamo le idee, come in una ricetta. Un pizzico di cannella e un po’ di backstory, una spolverata di zucchero e le motivazioni di un personaggio.
La cucina è la stanza in cui facciamo brainstorming, lo spazio in cui svuotiamo la testa e mettiamo tutte le idee sul tavolo. Finché, davanti a quel buffet di input e intuizioni, non troviamo l’appiglio giusto per mettere in moto la nostra storia.
La camera da letto
Uno spazio intimo, che ci coccola e che ci consola.
La camera da letto è il nostro primo, vero rifugio: qui sentiamo il nostro cuore battere la notte prima dell’inizio della scuola, sdraiati al buio sotto le coperte. Qui corriamo come un tornado quando le prime delusioni della vita cercano di artigliarci con dita adunche.
Ci saranno moltissime stanze da letto nella vita, in cui festeggeremo e ci cureremo le ferite: la camera dell’Erasmus, in cui mi sono persa e ritrovata, oppure quella di una cara amica, che conosciamo come le nostre tasche.
Una stanza in cui possiamo farci compagnia, e pensare. Ragionare sul passato, pianificare il futuro. In cui cambiare e diventare motore di rinnovamento.
Ed è per questo che, nel processo creativo, questa stanza rappresenta il momento della spinta all’azione, in cui le parole iniziano a fluire, gli schemi a prendere vita. Qui la storia fluisce senza freni.
Il conflitto e la risoluzione, per me, passano sempre da quando decido di alzarmi dal letto e affrontare il mondo.
E che storia sarebbe senza chiamata all’azione?
Il bagno
Possiamo prenderci un momento di riposo. Siamo davanti a uno specchio, e la nostra immagine ci fissa di rimando. A volte con sguardo morbido, a volte impietoso. Ci sono giorni di pelle luminosa e altri di occhiaie ombreggiate dalla fatica.
In bagno possiamo prenderci il nostro tempo, riflettere e stare con noi stesse. Ci dedichiamo al lento e misurato processo di struccaggio e skincare, per poi chiudere la giornata con un sospiro soddisfatto.
Questa è la stanza dell’editing. È il luogo in cui possiamo ritornare sulle parole che abbiamo scelto per raccontarci.
Non c’è più la frenesia della scrittura, ma solo la calma e la riflessione. Ritorniamo sui fiumi di parole con lentezza, sfrondando e scegliendo dove tagliare.
Alcuni passaggi saranno dolorosi, ma ci permetteranno anche di riscoprirci e prendere la nostra storia con un po’ di distacco, sintomo sano dell’aver fatto pace con il passato.
La cantina
Eccola, la stanza extra. In cantina non ci vogliamo mai andare; è fredda, buia, umida. Magari ci sono anche degli insetti.
Non stupisce che il piccolo Georgie, nelle prime pagine di IT di Stephen King, tremi al pensiero di andare a prendere proprio lì la paraffina.
La cantina è il luogo dei ricordi, quelli dimenticati sotto uno strato di polvere e quelli nascosti perchè ripensarci, nonostante il passaggio degli anni, fa ancora troppo male. Lì si annidano demoni, pensieri striscianti e, a volte, troppa oscurità.
Un’oscurità che, se ignorata, rischia di farci del male, come nella storia del Babadook.
Però possiamo sempre accendere la luce, magari con qualcuno che amiamo che ci stringe la mano.
E da lì, lentamente, guarire e utilizzare quel vissuto per animare le storie che verranno.
Parlerò di questi e di molti altri temi nelle puntate del mio podcast, che non vedo l’ora di farti ascoltare!
È ancora presto per annunciarti la data di uscita, ma ti dico cosa puoi fare per ingannare l’attesa:
Questo appuntamento mensile sta per cambiare veste e, nel farlo, si rinnova completamente: dentro troverai riflessioni più ricche, ispirazioni e prompt di scrittura, ma soprattutto mini interviste a professioniste che possano aiutarmi a piantare tanti piccoli semini per far sbocciare nuove idee.
Hai già capito di cosa ti parlerò questo mese? Esatto, proprio dello spazio che abitiamo.
Lo farò con Giulia Aglieri, Interior Designer che si dedica alla progettazione di interni con particolare attenzione all’uso dello spazio. Parleremo di case, di stanze e di tutti i collegamenti che si creano tra il mondo in cui ci muoviamo fuori, e quello che custodiamo dentro.
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Grazie per aver compiuto insieme a me questo assaggio di viaggio all’interno della nostra casa interiore.
Non vedo l’ora di raccontarti di più nel podcast; per adesso, torno in cucina, per lasciar fluire le idee per i prossimi contenuti.
Sto sentendo la moka che borbotta e il profumo del caffè che si spande per tutta casa.
Ne vuoi una tazzina anche tu? Ho una bella storia da raccontarti.
A presto,