Hai mai provato a rileggere le pagine dei tuoi diari? Qui ti spiego perché è così difficile, ma ti mostro anche quanto può essere utile.
Tornare indietro, sfogliare le date e ripercorrere i ricordi può essere un meraviglioso esercizio di memoria e non solo: può aprirci a nuove prospettive e regalarci punti di vista che non avremmo mai considerato.
Oltre, certo, ad emozionarci: commozione, orgoglio e sorpresa sono alcuni tra i sentimenti più comuni quando rileggiamo le pagine che abbiamo scritto in passato.
Perché, però, l’atto di rileggere è così importante?
Te ne parlo in questo articolo: prendi carta e penna e seguimi in questo viaggio.
Il journaling: cos’è e a cosa serve
Dedicarsi al journaling è un ottimo esercizio di scrittura creativa e di introspezione.
Per questo consiglio sempre il journaling durante le mie sessioni di scrittura: ci permette di liberare un enorme potenziale immaginifico e autobiografico.
Il journaling è un vero e proprio rito quotidiano, in cui ci mettiamo davanti a un quaderno e scriviamo i nostri pensieri.
Le evoluzioni del mezzo sono tantissime: c’è chi lo usa come diario creativo, come l’artista Julia Cameron e le sue “pagine del mattino”, e c’è chi lo rende quasi più simile a un’agenda, con elenchi puntati, to-do list da depennare e appunti sugli acquisti da fare al supermercato prima di rientrare la sera.
Oggi, però, voglio focalizzarmi con te sul journaling più tradizionale: quello in cui scriviamo a mente libera, lasciando correre la mano e i pensieri.
I modi di intendere il journaling sono diversi quanto le persone che lo praticano: c’è chi utilizza solo quaderni e penne di un determinato brand, chi si dà l’obiettivo di un numero di pagine giornaliere fisso, chi scrive al mattino presto appena si alza e chi vede queste pagine come il simbolo di chiusura della giornata.
Il journaling è così utile e così praticato perché ci aiuta a conoscerci meglio e a ordinare i nostri pensieri, calmando la tempesta che talvolta possono creare.
Scrivere, soprattutto in modo autobiografico, diventa terapeutico, ci aiuta a prendere consapevolezza di noi stesse e a dipanare le matasse emotive che possono celarsi dentro di noi.
Ti ricordi il Pensatoio di Albus Silente? Il journaling può avere lo stesso scopo: ci aiuta a liberare la mente dal caos, e ci permette di dipanare e quindi vedere i nostri pensieri nero su bianco, con maggiore chiarezza e ordine.

Perché rileggere le pagine dei nostri diari?
Se scrivere è così importante, cosa succede quando torniamo su quelle parole ormai asciutte?
Scrivere è liberatorio, rileggere è rivelatore.
Quando rileggiamo, il legame emotivo con le parole è sempre saldo, ma affievolito dal passare del tempo: non siamo più investite dalle emozioni che provavamo vergando le parole sulla pagina.
È come una fotografia: può far affiorare ricordi indelebili, ma il tempo e il medium ci regalano una sensazione di distacco.
In questa fase, proprio grazie a questo distacco e a un atteggiamento molto più calmo e obiettivo, in noi si attiva un livello di comprensione diverso.
Riusciamo a frugare tra le pieghe dell’inchiostro, a illuminare spazi che prima sembravano oscuri.
In un certo senso, diventiamo spettatrici, e osserviamo dalla balconata il racconto della persona che eravamo. Così abbiamo uno sguardo più ampio sulla vicenda che abbiamo raccontato in prima persona, e riusciamo a vedere le cose con una maggiore chiarezza.
Ad esempio, potremmo riuscire a interpretare meglio l’azione di un’altra persona che ci aveva lasciate interdette. Oppure, riconoscere in noi stesse un’emozione che avevamo cercato di nascondere o negare: rabbia, frustrazione, vergogna, invidia, incredulità.
Non è sempre facile, lo so bene; a volte il distacco da ciò che abbiamo scritto è particolarmente difficile, e anche la rilettura può far esplodere emozioni che pensavamo sopite.
Eppure, anche quello è utile: è un confronto con noi stesse e con i nostri pensieri, riparato e protetto dalla coperta del tempo.
Rileggere ci regala, paradossalmente, uno sguardo nuovo e più fresco sul passato.
Ci fa capire meglio non solo i nostri pensieri, ma anche le azioni e le motivazioni di chi abbiamo davanti, grazie all’esperienza acquisita.
Anche il modo in cui abbiamo raccontato i vari episodi della nostra vita è rivelatore: quali emozioni traspaiono dalla pagina? Come ci sentivamo e perché? Abbiamo mai elaborato quei sentimenti? C’è un non detto che abbiamo lasciato affiorare senza volerlo?
A uno sguardo più approfondito, le parole svelano le nostre emozioni, soprattutto quando le usiamo senza che il nostro censore interno possa fermare il flusso di coscienza.
Possiamo capire meglio tutte le sfaccettature del nostro racconto, del nostro sentire e delle persone coinvolte, senza giudizio ma con maggiore obiettività; e questa azione può essere meravigliosa e sorprendente, perché ci dà informazioni su noi stesse e sul mondo che fino ad allora potremmo aver ignorato.
Quando ho registrato il podcast, per me è stato così.

Ho dovuto rileggere più volte di quante ne riesca a ricordare, e soprattutto ho dovuto interpretare le mie parole: un’attività per me nuova e intensa.
Ogni volta che ripetevo il processo, le mie emozioni si intensificavano: mi commuovevo ogni volta come se fosse la prima ma, soprattutto, a ogni rilettura scoprivo qualcosa di nuovo.
Un particolare che avevo tralasciato, una sfumatura del mio vissuto che non mi era mai venuta in mente. Ripercorrendo la mia strada, studiavo sempre di più i miei passi, capivo meglio me stessa e le persone che avevo avuto intorno.
In qualche modo, è come se alcuni pezzi del puzzle potessero andare a posto solo quando nominati a voce alta.
Ci sono dettagli che hanno bisogno della voce per venire alla luce, delle parole finalmente libere, dopo essere state intrappolate nella mia gola e che ora scorrevano cristalline come acqua sorgiva.
Il podcast è per me una creatura nata dal mio vissuto, che ho fatto nascere modellandolo nella materia che mi è più congeniale: le parole.
Ormai manca davvero poco: presto potrò annunciarti la data di uscita!
Nel frattempo ti ricordo che nella newsletter di fine mese potrai ascoltare la bellissima chiacchierata che ho fatto con Giulia Aglieri: si parlerà di storie, di stanze e di come possiamo modellare lo spazio in cui viviamo per stare meglio con noi stessi.
Spero di arrivare presto nella tua casella di posta.
Ti va di raccontarmi la tua esperienza con questa pratica di rilettura o vuoi lasciarmi il tuo feedback su questo articolo? Vieni a trovarmi su Instagram: lì troverai altri consigli, ispirazioni e pratiche per nutrire la tua scrittura quotidiana.
A presto,
Valeria